Pensiero di vino
Pur essendo giovane, spesso mi chiedo “Quante vendemmie farà un produttore nel corso della sua vita? Quante possibilità avrà di fare bene?”. Se ci pensate, un anno di duro lavoro, si racchiude poi in un breve ma intenso periodo, dove ognuno di noi deve essere capace di “raccontare”, ogni anno, una nuova storia. Queste riflessioni hanno fatto maturare in me un concetto diverso, secondo il quale non esistono vini più buoni di altri, ma è necessario ed inevitabile valutare ed inserire ognuno di questi nel contesto che gli è proprio. Dal primo momento in cui ho deciso di tornare la mia decisione è stata quella di essere il custode di questa meravigliosa terra dandole rispetto e onore, per questo ho deciso di produrre dei vini che portassero il mio nome. Sono tornato, con l’impegno di mostrare a tutti che la mia terra è unica e tutta da riscoprire.
Diario di campagna
“RITORNO ALLE ORIGINI”
La 2021 è stata la mia prima vendemmia a casa, in solitaria. Fino a pochi mesi prima non avrei mai pensato che quel momento sarebbe arrivato cosi presto. Definisco questa stagione l’anno della conversione, perché in fretta e furia trasformo in una piccola cantina una delle antiche robbe presenti nella proprietà. In passato in vigna sono stati fatti degli errori e adesso è compito mio ripristinare. L‘impianto del vigneto è a rittochino, con fortissime pendenze, come pochi in Sicilia. La prima decisione che prendo è quella di non lavorare più il suolo, in modo da non provocare erosioni ulteriori a quelle che hanno già dato luogo ad importanti dilavamenti del terreno. Al germogliamento noto subito che l’impetuoso inclinarsi dei filari provoca una significativa differenziazione delle fasi fenologiche e capisco subito che, pur avendo varietà identiche e della stessa età, non potrò mai avere una maturazione uniforme. Anche se si tratta di poco più di un ettaro, decido di parcellizzare l’intero vigneto in sette blocchi. Con il passare dei mesi mi accorgo che questo contrasto può darmi vini differenti, quindi, poco prima della vendemmia decido che la raccolta delle uve avverrà in sette momenti diversi. Nasce cosi il progetto “LE SETTE VENDEMMIE”. Man mano che l’uva arrivava in cantina mi accorgevo che la mia intuizione era giusta poiché con la stessa varietà e sullo stesso filare (dove il più lungo misura circa 40 metri), avevo uve con maturazioni e caratteristiche completamente diverse. Nascono quindi le quattro etichette: LUNARìA, IL ROSATO, SALGEMMA e PIETRAISSU. I vini che ne derivano sono connessi tra loro e capaci di raccontare un fantastico territorio fatto di gesso, zolfo, sale e calcare.
“IL BELLO DELL’ANNATA”
Quest’annata arida, siccitosa e piena di difficoltà è giunta al termine e vi racconterò brevemente quella che è stata una vendemmia molto complicata. Differentemente dalla 2021 i tempi tra una raccolta e l’altra si sono accorciati di molto, le acidità sono diminuite e gli zuccheri aumentati, per questo motivo i vini della 2022 saranno dei vini caldi e racconteranno le difficoltà dell’artigiano, viticoltore in vigna prima e produttore in cantina poi. Da maggio non ci sono state precipitazioni, fino a fine agosto, quando in pochi giorni sono cadute consistenti e violenti piogge che hanno messo ancora di più a rischio l’annata agraria. Lo stress provocato dal caldo e dalla mancanza di piogge ha sottratto alla pianta molti composti azotati provocando problematiche fermentative, rendendole lente e difficoltose.
LUNARìA: il 2 settembre abbiamo iniziato la vendemmia con la particella 1, il Catarratto, portando in cantina uve di qualità e riuscendo a preservare il carattere salato, acido e fresco, tipico della varietà e di questi terreni di matrice gessosa.
IL ROSATO: la raccolta delle particelle 3-4-5 di Nero d’Avola da destinare a rosato è avvenuto in tre giornate differenti a partire dal 10 settembre, per far sì che le uve avessero dei valori omogenei. Un vino esigente, che ha richiesto, nella sua semplicità, particolare attenzione in cantina.
PIETRAISSU: a metà settembre è avvenuta la raccolta delle particelle 2 e 7, il Perricone, uva che solitamente viene raccolta agli inizi di ottobre. Un vitigno in cui credo particolarmente e che sto cercando di portare, attraverso meticolose prove in campo e in cantina, alla sua massima espressione. Sarà un vino che parlerà di territorio, espressione del suo nome, PIETRAISSU appunto “pietra di gesso”.
SALGEMMA: la vendemmia si è conclusa a fine settembre con la particella 6, il Nero d’Avola destinato alla produzione del Salgemma. Un’uva di carattere su cui applico una vinificazione con corte macerazioni e bassi rapporti buccia-polpa, con l’intento di tirarne fuori un vino piacevole, fresco e con una importante acidità.
“LA NATURA VINCE SU TUTTO”
Ogni anno, in questo periodo, mi confronto con me stesso sull’annata agraria appena conclusa, annoto quelle che sono state le mie aspettative iniziale e le confronto con ciò che poi è realmente successo. Sono passati undici anni dalla mia prima vendemmia e, pur avendo lavorato in diversi areali da tutta Europa, un’annata così incerta e complicata non l’avevo mai vista. La 2023 è stata una 2018 con meno marciume, ma con una pressione della peronospora molto più forte che ha letteralmente “bruciato” le infiorescenze e, in alcuni casi, distrutto le viti meno resilienti, di cui ormai non resta che la sagoma. Un’ anno in cui mi aspettavo di fare ancora un passo avanti, in un territorio in cui ormai, della viticoltura, non è rimasta traccia, se non la mia. Fino ai primi di maggio tutto stava andando bene, avevo applicato solo un trattamento, ma le piogge, insistentemente per tre giorni, hanno bagnato e inumidito i fiori dei grappoli non ancora allegati che, come spugne, hanno trattenuto le gocce d’acqua, dando modo alla peronospora di cominciare la sua prima infezione. Da quel momento è stato tutto un declino, dopo il 5° trattamento ho deciso di non fare più nulla, ho solo cercato di salvare il salvabile dando area alle chiome, facendo un’attenta rimozione dei grappoli necrotizzati ed una potatura verde seguita da un’abbondante defogliazione. Dopo ho solo dovuto aspettare, in maniera morbosa, la sentenza di ciò che già sapevo, ossia una vendemmia povera, con una perdita del 35% della produzione.
Come se non bastasse durante la vinificazione ne sono successe parecchie, come ad esempio il torchio che si rompe durante la pressatura del IL ROSATO o le pompe che durante i travasi decidono di non funzionare più. Però come in tutti i racconti c’è un lieto fine: la qualità delle uve, e di conseguenza quella dei vini è, a mio parere, fantastica. Frutto di tre anni di duro lavoro in vigneto, di conversione e ripristino delle potature, di biodiversità in campo e di rispetto del suolo. Visto il calo produttivo, verrà commercializzate una quantità di bottiglie ridotta, nel rispetto dell’annata e di quello che ci ha riservato.